A scuola di…giallo!

Questa volta le ragazze che si sono cimentate in “A scuola di…giallo!” si sono fatte un po’ prendere la mano….ed ecco che è nato un giallo lungo lungo e un po’ particolare, che potremmo definire giallo-rosa. Gli ingredienti per stimolare la voglia di leggere ci sono tutti: un cadavere, una storia d’amore, un investigatore niente male, un orfanotrofio con tanti personaggi misteriosi….chi sarà il colpevole? Buona lettura!

Revenge of the dead

La fredda nebbia che incombeva sulla città di Londra la notte del 23 settembre 1989 rendeva la città inquietante e misteriosa.

Nell’orfanotrofio “The Orphan Working Home” la giovane Allison si dirigeva tranquilla nella sua stanza dopo una lunga giornata di lavoro.

La ragazza ventitreenne oscillò la sua lunga coda con i suoi soffici capelli castani e osservava con i suoi occhioni verdi tutti i quadri del corridoio che ormai conosceva a memoria.

Mancava poco alla mezzanotte quando nei corridoi bui si sentì un forte tonfo; la giovane si girò di scatto cercando di capire da dove provenisse il rumore, girò la testa a destra e a sinistra per scovare l’artefice del suono.

Ma l’unica cosa che in quel momento Allison riuscì a vedere fu il buio totale. Dopo qualche istante ferma e immobile nel corridoio sentì dei passi che piano piano si avvicinavano a lei

‘C’è qualcuno?’ domandò la fanciulla; silenzio assoluto; ‘Chi c’è?’ provò ancora urlando e quando, per la seconda volta, Allison non ottenne risposta iniziò ad agitarsi, a mancarle il respiro e la vista si annebbiò completamente, le gambe le tremarono come gelatina e cominciò a sudare freddo.

In quel momento l’unica cosa che le sembrò razionale fu correre, cominciò a muoversi velocemente senza una vera e propria direzione, sfrecciò nei corridoi silenziosi e in quel momento si poté udire soltanto il suo respiro affannato, sia per la fatica che per la paura.

Continuando a correre nei freddi corridoi, scorse una porta e senza pensarci due volte l’aprì; pensando di essere finalmente sola si lasciò sfuggire un respiro di sollievo, appoggiò la schiena alla porta e con ancora gli occhi chiusi cercò di calmarsi, ma quando li riaprì restò paralizzata: davanti a lei giaceva il corpo di un ragazzo che sembrava proprio la stesse fissando, facendola rabbrividire.

A quella vista Allison urlò.

 9:03 a.m.

Il mattino seguente nell’orfanotrofio regnava il caos, la polizia e i medici legali si muovevano freneticamente in tutta la struttura, cercando indizi di qualsiasi tipo, i ragazzi tentavano in tutti i modi di scoprire e vedere qualcosa che avrebbe potuto fermare la loro curiosità.

Nella sala pranzo, invece, tutti i vari collaboratori si erano riuniti per fare il punto della situazione, in mezzo a tutti quegli adulti si trovava anche la giovane Allison che in silenzio ascoltava le conversazioni.

‘Le lezioni dovranno essere sospese!’ proclamò il prof. Haggist ‘E giusto così’ continuò. ‘Assolutamente no! Le lezioni continueranno normalmente’ asserì il signor  Morgan, lui era il professore di matematica e scienze, severo con la maggior parte degli alunni che al contrario del sig. Haggist era un uomo pacato e tranquillo. Nello scontro tra i due intervenne la professoressa Margaret: ‘E’ morto un ragazzo, è giusto che per un periodo di tempo le lezioni vengano sospese e che i ragazzi si riposino ‘ concluse; gli altri insegnanti annuirono mentre il prof. Morgan rilasciò un sonoro sospiro di contrarietà.

‘Tu tesoro? Tutto ok?’ il bidello Stevan domandò dolcemente ad Allison, che per tutto il tempo era rimasta in silenzio. ‘Sì, sto bene sono solo un po’ ..un po’ stanca ecco’ i vari insegnanti la guardarono con compassione, di sicuro non è una cosa piacevole trovare un cadavere.Il silenzio era calato nel gruppo e nessuno sapeva come continuare la conversazione, erano tutti chi più e chi meno sconvolti dall’accaduto, per lo più nessuno era riuscito a dormire quindi erano tutti molti stanchi.

Ad interrompere questo momento fu la cuoca Betty: con le sue gambe paffute e la sua grande stazza correndo si avvicinò agli insegnanti ‘Notiziona, notiziona’ esclamò la cuoca con il fiatone appoggiandosi al professore di musica ‘Vi ricordate che vi avevo parlato del detective O’brien? Ecco vi avevo detto che era in città per una piccola vacanza‘ si fermò qualche secondo per riprendere fiato ‘…e ieri sera, alla scoperta della tragedia, l’ho contattato immediatamente chiedendogli di risolvere questo caso’ fece un respiro profondo ‘Ecco ha accettato, quindi sarà qui da un momento all’altro’ concluse sorridente.

‘Beh perfetto no?’ disse la giovane insegnante di storia sig.ra Anna, una bella donna sui trent’anni ‘abbiamo una possibilità di portare giustizia al nostro James’ finì accennando un piccolo sorriso che le creò due fossette ai lati della bocca.

‘E questo detective com’è?’ domandò curiosa la sig.ra Elizabeth, la professoressa d’arte delle medie, alla cuoca. ‘Oh beh, è un giovane uomo americano, da qualche anno è diventato un detective professionista e ha anche risolto quel caso famoso della bambina scomparsa, quello di cui si parlava parecchio due anni fa’  ‘Allora siamo in buone mani’ concluse la professoressa Anna con un tono di voce speranzoso; la cuoca annuì.

‘E d’aspetto fisico com’è? Tu lo sai?’ chiese ancora Elizabeth, ‘Mi pare di averlo visto due o tre volte sul giornale e poi un po’ tutti dicono sia un uomo molto affascinante e..’ la donna non riuscì a finire la frase perché le grandi porte della mensa furono spalancate di colpo, tutti si girarono e videro un uomo sul metro e ottanta, spalle larghe e camminata sicura che si dirigeva verso di loro. Aveva i capelli marroni spettinati, portava dei pantaloni neri e una camicia bianca sopra, la mano destra era nella tasca dei pantaloni mentre il braccio sinistro teneva la giacca del medesimo colore scuro.

Quando arrivò davanti al gruppo degli insegnanti che lo guardavano con curiosità, il giovane detective iniziò, in silenzio, ad esaminare tutti i presenti, si soffermò su tutti i professori, osservò i loro abiti e il loro viso, guardò attentamente ogni minimo dettaglio di ognuno, senza tralasciare nessun particolare.

Dopo si soffermò sulla ragazza che più di tutti aveva richiamato la sua attenzione, l’osservò attentamente, indossava dei semplici jeans a vita alta, una camicetta che lasciava intravedere il reggiseno, i suoi capelli erano raccolti in una coda alta e vari ciuffetti le ricadevano sul viso, incorniciando i dolci lineamenti.

I loro occhi si incontrarono e mantennero un contatto visivo per qualche secondo, Allison poté scorgere i luminosi occhi marroni del ragazzo che la scrutavano attentamente facendola arrossire, la ragazza distolse gli occhi dai suoi e iniziò a guardarsi le scarpe imbarazzata.

‘Buongiorno, sono Dylan O’brien il detective’ il giovane si presentò accennando un piccolo sorrisetto ‘qualcuno può dirmi chi è morto?’ Allison sussultò a quelle parole, non riusciva ancora ad elaborare quello che era successo, un ragazzo era morto e non avrebbe potuto più fare niente di quello che faceva in vita, non sarebbe stato più con i suoi amici, non sarebbe andato più a scuola e non sarebbe riuscito a realizzare i propri sogni e questi pensieri le misero i brividi.

Dopo attimi di silenzio intervenne, per rispondere alla domanda di Dylan, il bidello ‘James è la vittima, era un ragazzino semplice e buono, un bravo ragazzo. L’hanno trovato ieri sera nell’aula di scienze della scuola superiore, morto soffocato a quanto ho capito’ Il giovane annuì silenziosamente mentre osservava il soffitto della sala da pranzo, sospirò e incrociò le mani al petto ‘Chi avete detto che ha scoperto il ragazzo morto?’ Tutti gli insegnanti guardarono Allison, la giovane finalmente parlò ‘ L’ho trovato io.. sì insomma.. tornavo nella mia camera e .. be’ sono entrata in una stanza a caso  e l’ho visto’ la voce di Allison uscì tremolante e bassa, Dylan la guardò come se volesse leggerle l’anima, si girò completamente verso di lei e domandò con voce fredda e dura ‘E come mai lei si trovava nel luogo del delitto se si stava dirigendo nella sua camera?’ Stava per rispondere quando, per la seconda volta, le porte si aprirono.

Il direttore Frank camminò a passo svelto verso il gruppo ‘Buongiorno, appena ho saputo dell’arrivo del sig. O’brien mi sono catapultato qui il più velocemente possibile’ fece un lungo respiro mentre si guardava attorno sorridente ‘Scusate per il ritardo, ma la polizia mi stava trattenendo’ guardò i vari professori e quando vide il detective si avvicinò a lui e si presentarono.

Il sig. Frank era un uomo sulla cinquantina, era abbastanza alto ed in forma, i capelli ormai bianchi erano corti e aveva uno strato sottile di barba, era una persona di buon cuore, aveva sempre il sorriso stampato sul volto ed era sempre disponibile ad aiutare il prossimo.

‘Be’ io direi di iniziare con le indagini no?’ esclamò entusiasta la cuoca. Ricevette qualche occhiataccia dai professori, non era un bell’argomento su cui scherzare ed esserne felice; dopo essersi presentati tutti al giovane detective, lui, Allison e il direttore si avviarono verso il luogo del delitto.

11:13 a.m.

Dylan, Allison e Frank si trovavano nell’aula di scienze, con loro c’erano tre poliziotti che esaminavano attentamente tutta la scena del crimine.

‘Inquietante, non trovate?’ il direttore si guardò attorno curiosamente. ‘Sì vero, un’aula di scienze molto inquietante e macabra’ rispose Dylan con un tono sarcastico. ‘Dov’è il corpo del ragazzo?’ il detective domandò a uno dei poliziotti’ ‘Oh signor O’brien, il corpo del ragazzo è già stato portato via da quelli della scientifica, sa per l’autopsia’ ‘Be’ sì, lei e i suoi colleghi potete pure andare, finisco io qui’. Il poliziotto annuì e insieme agli altri due presero le loro cose e uscirono.

‘Lei cosa ne pensa di questo caso signor O’brien?’ domandò curioso Frank’. ‘Penso che sia… complesso… non è stato sparato o accoltellato ma soffocato e potrebbero averlo fatto con qualunque cosa, un pezzo di stoffa, un sacchetto di plastica o persino con una mano. Si può uccidere qualcuno in molti modi. Uccidendo qualcuno con un sacchetto di plastica è più facile nascondere l’arma del delitto, quindi penso che questo caso sia abbastanza complesso ’ concluse Dylan osservando il pavimento su cui quella stessa notte si trovava James. ’Lei pensa di risolvere questo caso?’ Frank continuò con le domande. ‘Sì, ovvio. Ho risolto tutti i casi di omicidio e non che mi sono stati affidati’ sul volto di Dylan comparve un piccolo sorriso, forse ripensando a tutti i suoi successi; Frank annuì silenziosamente accennando un sorrisetto a sua volta.

‘Lei non parla mai?’ Dylan indicò la ragazza con l’indice. ‘ Sì che parlo’ si affrettò a dire Allison ‘solo che oggi sono stanca’ ed era vero, in quel momento si sarebbe buttata per terra e si sarebbe addormentata in due secondi, quella notte era stata molto impegnativa e non aveva chiuso occhio. Il ragazzo annuì lentamente mentre la squadrava dall’alto verso il basso.

‘Mi scusi signor direttore può venire un attimo? Alcuni poliziotti vorrebbero parlare con lei’ .Una donna sulla quarantina d’anni si affacciò nella stanza e subito il direttore uscì con lei.

Nella stanza rimasero solo Allison e Dylan, lui iniziò ad ispezionare la stanza silenziosamente mentre Allison se ne stava in piedi vicino alla porta ripensando a quello che aveva visto quella notte.

Ad interrompere il silenzio che si era creato tra i due fu Dylan: ‘Voglio essere sincero con lei’ il giovane si girò verso la ragazza ‘penso che lei nasconda qualcosa’. Piano piano si avvicinò al suo corpo minuto. ‘Come mai questa supposizione, signor O’brien?’ la voce le uscì fredda e acida, non le piaceva quando qualcuno l’accusava o dubitava di lei. Il detective si lasciò sfuggire una risatina: ‘ho risolto molti casi e nella maggior parte il colpevole era la persona meno sospetta, quindi prendo in considerazione tutti quanti’. ‘Quindi lei sta dicendo che ho ucciso io il ragazzo’ alzò il tono di voce. ‘Abbassa i toni ragazzina, non ho detto questo, intendevo solo che hai un comportamento sospetto, te ne stai lì in disparte da quando sono arrivato, non apri bocca e si vede lontano un miglio che sei nervosa’. Allison non poté credere a quelle parole, le dava fastidio il suo comportamento.  ‘Sono nervosa perché un ragazzo è stato ucciso e per di più sono stata io a trovarlo’. ‘Ma come la fai lunga, io ne ho visti di cadaveri’. Il detective Dylan O’Brien era la persona più irritante che Allison avesse mai conosciuto. ‘Be’ ci credo è il tuo lavoro’ la ragazza urlò, nessuno l’aveva mai fatta arrabbiare come quell’uomo

Dylan iniziò a ridere sotto lo sguardo furioso della giovane. ‘Tutto ok? Ho sentito delle urla’ Frank rientrò nella stanza con dei fogli in mano, guardò prima Allison che fissava con uno sguardo omicida il detective e dopo il ragazzo che cercava in tutti i modi di sopprimere la risata con la mano; con un colpo di tosse finto Dylan si riprese ‘Sì sig. Frank tutto ok, grazie’ ‘Perfetto ehm, potrebbe venire con me signor O’brien?’ lui annuì ‘E tu cara puoi pure andare a riposarti, è stata una giornata molto faticosa e sarai di sicuro distrutta’. La ragazza sorrise leggermente e superò Dylan guardandolo ancora in malo modo; quando anche Frank e il ragazzo uscirono dall’aula entrarono dei medici legali pronti a fotografare ogni centimetro della classe.

3:33 p.m.

Dopo pranzo Allison si recò nella sua stanza cercando di recuperare le ore di sonno, ma ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva la scena di James per terra che la fissava. Pensò a molte cose nel tentativo di addormentarsi, pensò agli amici del ragazzo, a come potessero stare, pensò al povero James e a quanto fosse brutto morire e lasciare davanti a sé una vita intera e infine i suoi pensieri caddero sullo scontroso detective: era sempre riuscita a fare amicizia in fretta, era una persona molto dolce e socievole, per questo riusciva a lavorare con i ragazzi di qualsiasi età, ma con Dylan non c’era verso, si conoscevano da poche ore e avevano avuto solo una conversazione, ma sapeva che non sarebbero mai andati d’accordo, che non erano compatibili.

Passarono circa quindici minuti e quando il sonno iniziò a farsi sentire qualcuno bussò alla porta della camera di Allison; assonnata e scombussolata si alzò dal suo amato letto e andò ad aprire la porta ‘ L’ho svegliata per caso ragazzina?’ davanti a lei si trovava Dylan, la guardava con un sorrisetto di scherno in volto, con le mani in tasca. ‘Non stavo dormendo’ farfugliò la ragazza imbarazzata. ‘Ah no? Dalla tua faccia sembra di sì’. Dio com’era insopportabile pensò Allison dopo aver alzato gli occhi al cielo ‘Ripeto no e comunque cosa vuole?’ domandò acida‘. ‘Devi venire con me, iniziano gli interrogatori, ma non ti allarmare ragazzina sono stati chiamati tutti gli insegnanti e i ragazzi che erano più vicini alla vittima’. Allison annuì e, dopo aver preso una felpa nera, si avviò insieme al ragazzo verso l’aula di italiano dove venivano effettuati gli interrogatori.

‘Avete scoperto l’orario del decesso di James?’ domandò la ragazza. ‘I medici legali hanno detto che è stato soffocato alle 11:50, verso quell’orario lì, poco prima che casualmente tu entrassi nell’aula’ finì la frase lanciandole un’occhiataccia. ‘Mi sono trovata in quell’aula perché avevo l’impressione che qualcuno mi stesse seguendo, sono andata nel panico e non sapendo cosa fare sono entrata nella prima porta che ho visto, e lì l’ho trovato’. Non sapeva nemmeno perché stesse dando spiegazioni a lui, ma le dava troppo fastidio il suo atteggiamento, voleva mettere subito in chiaro le cose.

‘Se lo dici tu ragazzina, comunque me lo spiegherai meglio dopo perché non mi fido ancora’. ‘Sì, ma smettila di chiamarmi ragazzina, non sarai tanto più grande di me’. Dylan scosse la testa leggermente con un piccolo sorriso sul volto, ecco un’altra cosa che lei odiava di lui, ogni volta che diceva qualcosa lui iniziava a ridere, segno che non la prendeva sul serio.

Arrivarono nell’aula di scienze e trovarono tutti i professori e alcuni ragazzi seduti su alcune sedie di plastica fuori dalla porta, c’erano anche vari poliziotti che compilavano fogli e documenti. ‘Direi di iniziare con gli interrogatori, abbiamo già fatto una lista da cui cominciare e il primo sarà il signor Frank’ disse il detective controllando di sfuggita dei fogli.‘Oh certo, si figuri’ e il direttore si alzò insieme a Dylan e con alcuni poliziotti si diressero dentro la classe, chiudendo la porta dietro di loro.

Allison si sedette su una di quelle scomode sedie, era nervosa e incominciò a muovere freneticamente la gamba destra su e giù, continuò a guardare l’orologio appeso al muro di fronte a lei per almeno venti minuti; Frank era dentro alla classe da più di quaranta minuti e l’ansia la stava mangiando dentro.

Intanto nell’aula Frank era seduto tranquillamente in una poltroncina che avevano messo appositamente per i sospettati durante gli interrogatori, se ne stava lì tranquillo a rispondere alle domande che gli ponevano. ‘Direttore può dirmi esattamente dove si trovava quella sera dalle 11 alle 12?’ chiese Dylan guardandolo attentamente. ‘Ecco sì, ero ancora nel mio ufficio a sistemare alcuni documenti insieme alla signora sorvegliante Maria’ rispose tranquillo Frank; il detective annuì lentamente mentre scriveva sul suo taccuino, infilò una mano nella tasca dei suoi pantaloni ed estrasse un pacchetto di Marlboro, ne prese una e l’accese per poi portarsela alle labbra. ‘Con la vittima che rapporto aveva?’ continuò aspirando la sigaretta e buttò fuori il fumo. ‘Con James avevo un bel rapporto, spesso mi aiutava a mettere in ordine il mio ufficio e con i vari documenti’. ‘Non avete discusso in questo periodo?’. ‘No non mi pare di aver mai avuto uno scontro con lui’. ‘E invece sa se qualcun altro sì?’. ‘Con il suo fidanzato Theo, me ne aveva parlato, ma nulla di che’ .‘Bene direi di aver finito, può accomodarsi fuori o andare via è uguale’. ‘Certo, arrivederci’ il signor Frank si alzò. ‘Ah può gentilmente chiamare il professore Haggist?’. ‘Ovviò sì’ disse uscendo dalla classe.

Allison vide uscire il direttore e chiamare il professore, le altre insegnanti andarono subito da Frank a chiedere come fosse stato e che cosa gli avessero chiesto e lui, sedendosi, iniziò a riferire alcune domande.

La ragazza ascoltò sì e no la conversazione, certe volte si perdeva nei suoi pensieri e perdeva parti del discorso, era nervosa per tutto, le pareva di essere in un film, voleva solo che tutto tornasse alla normalità e che trovassero al più presto il colpevole; da una parte voleva aiutare il detective O’brien con le indagini perché in qualche modo si sentiva collegata a questo caso, ma dall’altra voleva starne fuori il più possibile perché, dal momento che dalla scoperta del corpo nessuno, a parte i poliziotti, Dylan e i vari medici legali, aveva potuto uscire o entrare nell’orfanotrofio, l’assassino era ancora in libera circolazione.

Al professor Haggist fecero praticamente le stesse domande del direttore e rispose le stesse cose, tranne che, quando vevano trovato James, lui era nella sua stanza a riposarsi e che il bidello poteva confermarlo visto che l’aveva visto mentre puliva. Dopo altri quaranta minuti chiamarono altri professori.

Sulle fredde sedie rimasero solo Allison e Theo, visto che tutti gli altri erano già stati chiamatiU un poliziotto aprì la porta e fece accomodare dentro Theo. Quando si sedette Dylan iniziò subito ‘Ho sentito che lei era il fidanzato della vittima giusto?’ il ragazzo annuì. ‘Prima di tutto mi dispiace’ si fermò un attimo per esaminarlo, era un ragazzo muscoloso e portava i capelli marroncini in un ciuffo disordinato, gli occhi erano castani e i lineamenti del viso erano ancora dolci e poco delineati. ‘ Però adesso devo farti delle domande, mi hanno detto che hai litigato con James vero? Per quale motivo?’ .‘Nulla di grave, avevamo discusso per il fatto della gelosia, ma dopo neanche due ore era tutto risolto, non l’ho ucciso io’.‘Non sto dicendo questo Theo, sto solo svolgendo il mio lavoro, sai se qualcuno avesse qualche problema con lui? Di qualsiasi tipo’. Il giovane esitò un attimo ‘Non che io sappia, era molto pacifico e buono con tutti non aveva nemici o cose così’. Il detective scrisse sul suo taccuino. ‘Dov’eri ieri sera? Dalle 11 alle 12?’. ‘Ero nella mia camera a ripassare per il test di chimica che avremmo dovuto svolgere oggi’ .‘Eri con qualcuno?’ scosse la testa e dopo qualche altra domanda finirono.

Dylan uscì dalla stanza e si appoggiò allo stipite della porta aspettando che Theo se ne fosse andato. ‘E’ il tuo turno ragazzina’ la ragazza alzò gli occhi al cielo per come l’aveva chiamata, si alzò ed entrò nella stanza.

Dopo essersi seduta Dylan prese un’altra sigaretta ed incominciò a fumare prendendo dei fogli per poi posizionarsi davanti a lei sedendosi su una sedia. ‘Dimmi subito come hai fatto a trovare il corpo’ chiese con aria da presuntuoso. ‘Stavo tornando nella mia stanza dopo aver lavorato con i ragazzi, ero da sola e ho sentito dei rumori forti, come se fosse caduto qualcosa, ho chiesto se ci fosse qualcuno ma non ho ottenuto risposta e ho sentito dei passi avvicinarsi a me. Ho iniziato a correre perché mi sentivo osservata e dopo un po’ ho visto una porta e ci sono entrata senza esitare, pensavo di essere riuscita a seminare l’artefice del suono, poi però mi sono girata e ho visto James lì per terra’. Il ragazzo la guardava attentamente, riconosceva quando qualcuno mentiva e lei non lo stava facendo, aspirò la Marlboro e dopo qualche secondo continuò con le domande ‘Avevate un rapporto voi due?’ . Sì diciamo, eravamo amici’. ‘Nell’ultimo periodo ha litigato con James?’. ‘No no, eravamo amici ma non ci parlavamo tutti i giorni, ci fermavamo a chiacchierare quando ci incontravamo nei corridoi’. ‘Capisco’ rispose scrivendo sul taccuino ‘e sapeva se aveva qualche nemico o cose del genere?’ .‘No, come ho già detto non parlavamo spesso ’ Dylan fece altre domande ad Allison e dopo una trentina di minuti l’interrogatorio era finito.

I poliziotti presero le loro cose e uscirono dalla stanza e all’interno rimasero solo il detective e la ragazza; lui la fissava finendo la sigaretta mentre lei era ancora seduta sulla poltrona guardandosi attorno. ‘Posso aiutarla?’ la giovane ruppe il silenzio che si era creato tra i due. ‘In che cosa?’ domandò Dylan aspirando. ‘Posso aiutarla nelle indagini?’ ‘Assolutamente no’ .‘Perché? Potrei esserle d’aiuto. E poi-’ non la lasciò finire di parlare che la interruppe parlando sopra la sua voce ‘non ho bisogno di una ragazzina tra i piedi, questo caso è già complicato di suo non ho bisogno di altri problemi’. lei lo guardò ferita e dopo attimi di silenzio aggiunse ‘Be’ allora io vado ciao’ si alzò guardandolo male e se ne andò sbattendo la porta, quel ragazzo la irritava parecchio, si credeva chissà chi e trattava tutti come se fossero inferiori a lui, avrebbe voluto prenderlo a pugni, l’aveva ferita e non poco, insomma sapeva di essere solo una normale ragazza e di non essere una professionista ma una mano in più non fa mai male.

Essendo ormai sera Allison si ritirò nella sua stanza, dopo una bella doccia calda si cambiò indossando il suo comodo pigiama e mangiando alcuni biscotti sotto le coperte si addormentò coccolata dalla televisione.

8:33 a.m.

Dylan si avviò con passo svelto vero la camera di Allison, il direttore aveva chiesto a lui se potesse andare a svegliarla.

Si ritrovò velocemente davanti alla porta della ragazza e dopo qualche attimo di esitazione bussò, una due tre volte, nessuno sembrava essere intenzionato a rispondergli, riprovò una quarta volta ma quando ancora non ottenne risposta poggiò la mano sulla maniglia e cercò di aprirla, per sua fortuna era aperta.

La stanza era al buio, ma grazie alla luce che passava dalla finestra si riuscivano a distinguere i mobili, si guardò attorno e scorse un piccolo corpicino avvolto dalle coperte, si avvicinò cercando di fare il meno rumore possibile e quando si ritrovò vicino al letto accese una abat-jour che si trovava sopra ad un comodino; osservò cautamente la ragazza che ancora dormiva beata, era rannicchiata su se stessa, i capelli castani erano un po’ arruffati e sparsi sopra il cuscino, si soffermò sulle labbra che erano leggermente gonfie, sorrise a vederla così.

Dopo qualche minuto in cui era rimasto in silenzio ad osservarla posò una mano sulla spalla e delicatamente iniziò a scuoterla per farla svegliare; un mormorio di disapprovazione uscì dalle labbra della giovane che stiracchiandosi leggermente si girò dall’altro lato dandogli le spalle.

‘Ehi ragazzina, svegliati’ questa dolcezza non era affatto da lui, infatti si stupì di questo e quasi svegliandosi di colpo da un sogno ritrasse la mano per poi allontanarsi dal letto, si avvicinò alla grande finestra che si trovava proprio di fronte alla fanciulla e con un colpo secco aprì le tende facendo entrare la luce.

‘Ma che cavolo?’ la ragazza si alzò di scatto stropicciandosi gli occhi. ‘Buongiorno fiorellino’ disse lui aprendo le braccia in modo ironico. ‘Che diamine ci fai tu qui’ urlò la ragazza mettendosi in piedi.‘ Be’ mi hanno detto di venirti a svegliare però quando ho bussato nessuno mi ha risposto poi ho visto che la porta era aperta e sono entrato’ fece una piccola pausa con un sorrisetto sul volto ‘Ah tra l’altro è molto sicuro lasciare la porta aperta con un assassino in giro’. ‘Me ne sarò dimenticata’ borbottò Allison sbadigliando. ‘ Sì comunque vuoi andarti a vestire o preferisci uscire in pigiama?’ Subito le guance di lei presero un colore sul rosso ‘Vado a cambiarmi… in bagno perché qui ci sei tu’. ‘Come vuole lei madame’. La ragazza prese velocemente dall’armadio dei jeans neri e una camicia del medesimo colore, entrò nel bagno e dopo essersi lavata iniziò a vestirsi.

Dopo circa dieci minuti Allison uscì dal bagno trovando Dylan concentrato a osservare delle sue foto attaccate sul muro sopra il letto. ‘Sono pronta’ il ragazzo si girò di scatto grattandosi la nuca con fare…imbarazzato? Sul volto della ragazza comparve un sorriso soddisfatto nell’averlo colto in flagrante, in realtà si stupì un poco, sinceramente non pensava che lui potesse provare emozioni. ‘Possiamo andare adesso’ continuò sorridente; il detective annuì squadrandola e lei fece lo stesso in realtà. Lui indossava dei pantaloni grigi, delle scarpe eleganti nere e una camicia bianca con qualche bottone slacciato, i capelli li portava come l’altro giorno come se non li pettinasse un granché, ma nonostante questo era bellissimo, ad Allison costava ammetterlo ma era proprio un bell’uomo, se solo non fosse così dannatamente insopportabile.

Insieme uscirono dalla stanza in silenzio, quando Allison sentì il ragazzo accanto parlare ‘Scusa per ieri’ lo disse in un sussurro inudibile. ‘Eh?’ ‘Non farmelo ridire ragazzina’.’Ma non ho capito quello che mi hai detto’ Dylan la guardò male e dopo aver sospirato profondamente continuò a parlare ‘Scusami per ieri, dopo l’interrogatorio intendo, non era mia intenzione ferirti’. Allison strabuzzò gli occhi all’udire quelle parole ‘ Ti stai seriamente scusando? Tu?’.‘Non ti ci abituare troppo però eh’ continuarono a camminare in silenzio, entrambi con un sorriso stampato sul viso.

10:23 a.m.

Dopo una bella colazione abbondante in mensa, tutti i professori della scuola superiore, il dirigente, Allison e Dylan si diressero nell’aula di italiano.

‘Avete trovato qualcosa?’ domandò il professore Morgan al detective dopo che tutti si accomodarono sulle varie sedie e poltrone. ‘Purtroppo no, ma oggi pomeriggio ci sarà l’autopsia del corpo e di sicuro scopriremo qualcosa, io e il direttore vi abbiamo convocati qui perché la scientifica ha trovato delle impronte digitali su un sacchetto di plastica che hanno ritrovato la scorsa notte buttato all’interno di un cespuglio nel giardino dell’ala est. Nelle prossime ore sarà effettuato un test e dovrete esserci tutti quanti, ovviamente chiameremo anche gli amici più stretti e il fidanzato della vittima’ concluse il suo discorso Dylan appoggiandosi alla cattedra. ‘Quindi ci doveva dire solo questo?’ replicò il signor Morgan. ‘Be’ sì, dopo volevo semplicemente dire di stare attenti e di non lasciare i ragazzi da soli, non sappiamo cos’ha in mente il nostro amato assassino’ finì con un tono ironico.

I professori annuirono preoccupati ‘Staremo attenti sì sì’ ‘Non lasceremo che nessun’altro si faccia del male’  iniziarono tutti quanti a parlarsi sopra e si creò un frastuono di voci, Dylan alzò gli occhi al cielo e dopo aver cercato di calmare il rumore, ottenendo scarsi risultati, si staccò dalla scrivania e si alzò per poi uscire dalla porta lasciando i maestri parlare tra di loro.

Gli insegnanti e tutti coloro che potevano sapere qualcosa riguardo all’omicidio del giovane James avevano ormai ripreso a svolgere le loro attività, non dimenticando mai di aiutare il giovane detective a scoprire la verità su quel tragico incidente. Tra tutti la più interessata era sicuramente Allison, che cercava in tutti i modi di poter aiutare Dylan.

Questo caso attirava molto la sua attenzione e poi, il ragazzo non si era scoperto poi così arrogante.

Alla mattina si svolgevano le lezioni e il pomeriggio i soliti laboratori che venivano spesso interrotti dall’arrivo dei poliziotti per fare domande ai sospettati.

13.33 a.m.

Dylan aveva appena finito di pranzare e si dirigeva verso la stanza che gli era stata assegnata per completare le indagini, quando davanti a lui apparve Theo, il fidanzato di James, che senza dire una parola afferrò il braccio del detective e lo trascinò nella stanza più vicina.

Assicurandosi che la stanza fosse vuota iniziò a dire ’Signor O’brien, devo dirle una cosa che molto probabilmente stravolgerà le indagini: l’altra sera, la notte dell’omicidio, ho sentito dalla mia stanza James che discuteva con un uomo, non riuscendo a riconoscerlo ho aperto di poco la porta e sono riuscito a vedere con chi stava avendo quella discussione, che non sembrava un semplice litigio ma qualcosa di più’. Il detective annuì lentamente ascoltando quello che Theo gli stava raccontando, di sicuro questa era una svolta positiva per riuscire a scovare l’assassino. Dopo qualche secondo di attesa Dylan parlò ‘Chi stava avendo quella accesa discussione con il signor James?’ Theo esitò un attimo ma poco dopo disse ’Era il professor Haggist la persona con la quale discuteva, ne sono certo’. A queste parole il volto di Dylan si illuminò, tutto questo era un grande passo per le indagini.

Senza nemmeno salutare o ringraziare il giovane Theo per la sua testimonianza il detective uscì dalla porta e andò nella stanza del signor Haggist, spalancò la porta e disse ‘Glielo chiedo un’altra volta, ha avuto discussioni con il signor James?’ Il professor Haggist si alzò dal letto sul quale era sdraiato fino a pochi secondi prima. Esitò a rispondere ma alla fine con tono rauco disse: ’S’…quella notte, poche ore prima dell’omicidio ero con James, stavamo discutendo sul suo comportamento svogliato verso le mie materie ma non potrei mai uccidere un mio studente per questa piccolezza’ concluse il professore.

Dylan ringraziò il professore per la sincerità e per l’informazione, avvicinandosi sempre di più alla risoluzione del misterioso caso.

Si recò verso la sua stanza molto pensieroso ma contento, pensando di aver finalmente trovato una prima traccia da seguire per smascherare lo spaventoso assassino.

Arrivato davanti alla porta della sua stanza intravide Allison che si dirigeva verso la mensa con un passo veloce, i due si fermarono uno di fronte all’altro, si guardarono negli occhi per qualche istante fino a quando Allison disse puntualmente ’Novità sul caso James?’. Lui rispose esitando ‘Niente di nuovo per ora però il professor Haggist ci ha aperto una pista da seguire che potrebbe condurre allo spietato omicida’. Sul volto della ragazza spuntò un sorriso ‘Davvero? Sono felice di questo signor O’brien’ .‘Puoi chiamarmi Dylan ragazzina’ ghignò. ‘E allora Dylan puoi chiamarmi Allison? O è troppo complicato ricordare il mio nome?’. ‘Oh fidati il tuo nome me lo ricordo fin troppo bene’ all’udire quelle parole le gote della giovane presero un colorito sul rosso e il detective, notandolo, si lasciò scappare una risata.

‘Ehm sì c-comunque io devo andare, mi devo incontrare con alcuni ragazzi per far ripetizioni e sono in ritardo’ balbettò imbarazzata Allison. ‘Certo sì, ci vediamo stasera? A cena intendo ehm a mensa sì? Ci sei?’ Dylan O’brien imbarazzato? Che cosa sta succedendo? ‘Sì sì certo a dopo allora’. ‘Sì a dopo ciao’ ed entrambi sfrecciarono via lasciandosi alle spalle quella strana conversazione.

Due giorni dopo, 10.53 a.m.

Finalmente dopo un po’ di giorni arrivò il fascicolo riguardante tutte le informazioni su James fino a scovare la vera identità dei genitori; la madre Cheryl Smith, era un’alcolizzata morta con il marito Carlos, il padre di James, in un incidente stradale.

Riguardo al padre, del resto, nessuna traccia, come se non ci fosse mai stato, tranne i documenti del divorzio e la carta d’ identità  con scritto il nome Carlos, nessuna foto, nessun fascicolo con le impronte digitali, niente, il che faceva sorgere molti dubbi e perplessità alle autorità.

Il detective, sdraiato sulla sedia con i piedi sulla scrivania si fumava la sua sigaretta Marlboro, giunto a un punto cieco nelle indagini.

Di solito i suoi casi li risolveva dopo veramente poco tempo e il fatto di non essere nemmeno sicuro sui sospettati lo irritava parecchio. Si alzò e si dirigesse verso la piccola macchinetta del caffè che era appoggiata sul comodino vicino alla finestra che dava su un prato, si preparò una bevanda calda per rilassarsi e dopo aver finito la sigaretta si portò alle labbra la tazza bollente, bevve un lungo sorso di caffè amaro e finalmente iniziò a rilassarsi.

La dolce quiete che si era creata venne rotta da un forte tonfo che riecheggiò, molto probabilmente, in tutto l’orfanotrofio, staccò con uno scatto rapido la tazza dalla bocca e velocemente si precipitò fuori dal suo ufficio.

Nel corridoio scoppiò il caos, i vari insegnati dei ragazzi più piccoli cercavano in tutti i modi di far tornare i bambini nelle loro stanze mentre quelli più grandi si muovevano, insieme al detective, nella direzione da cui proveniva il suono.

Man mano che si avvicinava verso un gruppo di persone alla fine del corridoio la paura lo colpì, intravide un corpo steso a terra sommerso dal sangue.

Nel profondo del suo cuore sperava che il cadavere non fosse una persona che conosceva, come alcuni professori con i quali aveva creato dei legami o peggio, Allison, sperava con tutto se stesso che quel corpo ricoperto di sangue non fosse lei.

In realtà non capiva nemmeno perché provava tutta questa grande preoccupazione verso di lei ma sapeva e basta che se lei fosse morta dentro di lui qualcosa sarebbe cambiato.

Vedeva ragazze piangere e disperarsi, professori con vestiti e mani ricoperte di sangue ma non vedeva lei, l’unica che in quel momento avrebbe voluto veramente vedere. ‘Allontanatevi dal corpo!’ Dylan urlò per farsi sentire da tutti i presenti ‘Portate via i ragazzi, portateli via’ continuò con il tono di voce un po’ più basso rivolto ai vari professori; alcuni annuirono con le lacrime agli occhi altri, invece, come imbambolati fissavano il corpo immobile su quel pavimento ormai completamente colorato di rosso.

Si tolse velocemente la giacca buttandola dietro di sé, si accovacciò per terra tirandosi distrattamente le maniche della camicia su fino al gomito, osservò la schiena del cadavere che era a pancia in giù, passò distrattamente lo sguardo ai capelli e il respiro gli morì in gola quando si accorse del colore, castani, dello stesso colore dei capelli di quella buffa ragazzina che nell’ultimo periodo era sempre impressa nella sua mente.

‘No…’ sembrava più un lamento, un respiro strozzato, Dylan avrebbe voluto prenderle il viso tra le mani e controllare se fosse veramente la sua Allison ma non poteva, avrebbe lasciato le sue impronte digitali e probabilmente oscurato quelle dell’omicida.

Si portò le mani sul viso straziato da un dolore che gli trafiggeva il petto e che mai avrebbe pensato di provare, si affezionava raramente alle persone eppure aveva trovato più o meno subito una connessione con Allison e il pensiero che quella ragazza morta potesse essere lei lo uccideva, non riusciva neanche a capire come fosse vestita perché il profondo taglio sulla schiena aveva sporcato tutto di sangue ed era praticamente impossibile riconoscerla adesso, le braccia coperte da piccoli tagli e sporche le ricadevano quasi dolcemente sui fianchi, tutti i vestiti erano macchiati e rovinati e il viso era ricoperto dai capelli quasi completamente puliti.

‘Oh Dio’ una voce flebile gli arrivò da dietro, si girò di scatto e un piccolo sorriso si fece spazio sul viso del giovane quando vide Allison, la sua piccola Allison, che guardava il corpo steso a terra, tremava come una foglia d’autunno, cercava di coprire i singhiozzi portandosi una mano sul petto e l’altra sulla bocca.

Dylan si alzò velocemente e in un gesto rapido l’accolse tra le sue grandi braccia, la ragazza appoggiò la testa sul petto marmoreo di lui e gli cinse la vita con le sue esili braccia stringendolo a sé mentre sprofondava in un pianto silenzioso. ‘Pensavo fossi tu’ sussurrò accarezzandole i capelli dolcemente ‘ Pensavo che.. che’ gli morivano le parole in bocca‘. ‘E’ tutto okay Dylan, è tutto okay’ si strinsero ancora, in quel corridoio freddo che metteva i brividi, con ancora i vari professori che piangevano e urlavano, con le sirene della polizia che, avvicinandosi sempre di più, sovrastavano il rumore straziante dei vari singhiozzi e sospiri.

18.13 p.m.

Dylan e Allison si trovavano nella camera di lei, la ragazza era comodamente seduta sul suo letto mentre il detective era seduto sulla sedia della scrivania dinanzi a lei, parlando dell’accaduto successo poche ore prima.

Allison era ancora molto scossa ma parlare con lui la tranquillizzava, ipotizzando sull’arma del delitto, quando fosse successo esattamente l’omicidio e su chi fosse stato.

‘Quanti anni hai detto che aveva la vittima?’ domandò la ragazza giocando con una ciocca di capelli‘. ‘Ne aveva tredici, compiuti da poco. Si chiamava Katrine Milton’ .‘Era piccola’ sussurrò.‘Sì, molto, aveva tutta la vita davanti’ abbassò il tono di voce anche lui ‘Scopriremo chi è stato ad uccidere quei ragazzi, Allison te lo prometto’. Lei sorrise leggermente nel sentire il suo nome uscire dalle labbra di Dylan.

Stettero in silenzio a guardarsi per qualche minuto poi la giovane ruppe la serenità che si era creata ‘Posso aiutarti? So che non vuoi però pensaci’.‘E’ pericoloso’ rispose calmo. ‘Perché? Oh avanti, ti prego’ lo pregò Allison. ‘Ascoltami è pericoloso, pensa se l’assassino scoprisse che lavori con me? Ci sarebbero più possibilità di essere scoperto e potrebbe farti del male, assolutamente no’ appoggiò la schiena sullo schienale della fredda sedia incrociando le braccia al petto.‘Ma non è detto i- io voglio aiutarti Dylan, che tu lo voglia o no ti aiuterò a risolvere questo benedetto caso’ replicò il gesto di lui mettendo un tenero broncio sul viso. ‘Sembri una piccola bimba che fa i capricci, lo sai vero?’ le sue guance si tinsero di rosso, Dylan si alzò dalla sedia sedendosi di fianco a lei sul letto.

Le loro gambe si toccavano leggermente, Allison alzò lo sguardo guardando il ragazzo e si stupì quando si accorse che lui la stava già esaminando attentamente, la grande mano di Dylan si posò delicatamente sulla guancia di lei portando una ciocca dei suoi lunghi capelli castani dietro il suo orecchio.

Poggiò il pollice sotto l’occhio e iniziò a fare piccoli cerci immaginari sopra la pelle delicata di Allison, istintivamente chiuse gli occhi beandosi di quella strana sensazione nel petto che solo lui riusciva a darle.

‘Allison..’ la voce roca di Dylan la richiamò ‘Sei bellissima’ a quelle parole aprì gli occhi e immediatamente incrociò lo sguardo al suo, si osservarono attentamente e un sorrisino lasciò le labbra di lui.

Si avvicinarono ancora di più l’una verso l’altro, i loro visi erano a qualche centimetro di distanza, il dolce naso a punta di Dylan sfiorava quello di Allison, in simbiosi chiusero gli occhi facendo quasi sfiorare le loro labbra, i loro respiri si fusero assieme e i loro cuori battevano come impazziti nella gabbia toracica di entrambi.

Il labbro inferiore di lui toccò leggermente quello superiore della ragazza rilasciando un piccolo respiro, nell’esatto momento in cui stavano per toccare definitivamente la bocca dell’altro qualcuno bussò freneticamente alla porta facendo staccare i due con uno scatto felino.

Allison si alzò rapidamente aprendo la porta facendo rivelare la cuoca in lacrime. ‘Betty tutto okay? Che succede?’ la fece accomodare facendo alzare gli occhi al cielo al giovane ancora seduto sul letto. ‘Ho tanta paura’ singhiozzò in lacrime buttandosi tra le braccia della giovane. ‘Non ti preoccupare, andrà tutto okay. Tra poco il signor O’brien risolverà il caso e tutto tornerà alla tranquillità’. Le posò la mano sulla schiena rassicurandola, la cuoca annuì cercando di fermare i singhiozzi.

‘Ehm io vado, ci vediamo domani sì?’ Dylan si alzò fermandosi davanti ad Allison guardandola negli occhi. ‘Sì sì certo, buonanotte Dylan’ arrossì. ‘Buonanotte Allison’ e detto questo uscì dalla stanza, lasciando la giovane con un sorriso da ebete sul viso.

 Tre giorni dopo, 11:33

Le indagini ormai andavano a rilento, quello che appariva come un nuovo inizio si era poi rivelato un vero e proprio inferno, sembrava che tutto il lavoro fatto fosse stato inutile, solo tempo sprecato perché dopo due settimane non si era ancora scoperto il misterioso assassino che vagava tranquillo tra i corridoi dell’orfanotrofio magari in cerca di una nuova vittima.

Il referto dell’autopsia del corpo di Katrine aveva affermato che l’omicida aveva utilizzato una tecnica completamente diversa da quella precedente; la giovane era morta con un taglio alla schiena, causato da un coltello da cucina trovato poi sulla scena del delitto.

Dylan intanto si trovava nel suo ufficio ancora ad indagare sui genitori di James. Ormai sommerso dal lavoro, accettò l’aiuto di Allison e la incaricò di identificare il padre misterioso.

Lei si trovava su una poltroncina davanti alla scrivania mentre scriveva su un taccuino rosso, il giovane la guardava soffermandosi svariate volte sulle labbra rosee, a Dylan piaceva osservarla perché gli trasmetteva una strana serenità nel petto.

Guardò l’orologio che aveva sul polso sinistro e quasi gli venne un colpo quando si accorse di essere in ritardo per gli interrogatori. ‘Devo andare, sono in ritardo’ si alzò dalla comoda sedia e si precipitò velocemente verso la porta, lanciando uno sguardo innamorato alla giovane ragazza che gli aveva ormai rubato il cuore, infelice di doverla lasciare da sola.

12.03 a.m.

Dylan aveva ormai interrogato i sospettati principali senza, però, trovare informazioni che potevano condurre al misterioso assassino.

Nell’orfanotrofio regnava la paura e il caos ne era il sovrano, i ragazzi erano molto spaventati pensando di poter essere le prossime vittime.

Però Allison, fortunatamente, aveva trovato le informazioni che ormai cercavano disperatamente, aveva scoperto che Carlos, il padre di James, non era morto nell’incidente stradale insieme alla moglie come credevano ma aveva utilizzato questo evento per poter inscenare la morte e poter scomparire e il povero ragazzo non avendo più i genitori era stato mandato nell’orfanotrofio a soli cinque anni.

Carlos dopo anni incontrò una donna, la madre di Katrine, ed entrambi si innamorarono, soltanto che quando lui venne a conoscenza che sua moglie era incinta l’abbandonò lasciandola da sola, così lei dopo la nascita della bambina, per problemi economici e per il dolore che ancora provava, la lasciò all’orfanotrofio.

Quindi Katrine e James erano fratellastri, un buon inizio.

Tre giorni dopo, 13.30

Dylan, finalmente trovò il tempo di analizzare attentamente la scena del delitto; inaspettatamente scoprì il più grande indizio che potesse desiderare: sotto la porta dello sgabuzzino, proprio di fianco alla sagoma del corpo di Katrine, si intravedeva un fazzolettino da tasca impregnato di sangue ed il detective, essendo un uomo molto attento anche ai piccoli particolari, capì subito a chi apparteneva quel pezzo di stoffa.

Subito il detective inviò una squadra per poterlo analizzare attentamente.

18.43 p.m.

I risultati della scientifica erano appena arrivati quando Dylan decise di convocare tutti i sospettati in sala mensa, per annunciare chi era l’assassino.

Betty, l’ultima arrivata, si sedette così da poter iniziare la riunione.

‘Cari signori siamo qui riuniti per annunciare chi tra di voi è il vero assassino, sappiamo chi per certo non può essere stato, come la maggior parte dei professori che non avevano un movente, gli amici della vittima tenevano troppo a lui per poter fargli qualcosa di male, però ci sono alcune persone che tuttavia avrebbero potuto far del male a James, anche se non capisco come poter uccidere una giovane ragazza come Katrine; infatti, tutte le accuse per l’omicidio del ragazzo non sono più valide perché non ci sono moventi per quello di Katrine.’ Dylan incrociò le mani al petto sorridendo orgoglioso ‘In questa stanza si trova solo una persona che avrebbe dei moventi per l’omicidio di questi due ragazzi, lo abbiamo capito quando, grazie all’aiuto di Allison, siamo venuti a conoscenza che le due vittime erano fratellastri’.

Nella sala tutti si girarono sorpresi da questa rivelazione mormorando fra di loro, Dylan guardò attentamente ogni persona che si trovava in sala, scrutò le loro espressioni lentamente facendo attenzione ad ogni piccolo dettaglio, poi sempre con quel suo sorrisino sul volto, si soffermò su una persona in particolare e costui, accorgendosene, sbiancò.

Il signor Frank si mosse velocemente avvicinandosi alla porta per uscire ma fu subito fermato, dei grandi omaccioni apparvero dinanzi a lui bloccandolo. ‘Signori il nostro amatissimo direttore è l’assassino di quei poveri ragazzi’ urlò per farsi sentire da tutti i presenti ‘quando ha ucciso James, la prima vittima, non ha lasciato nessuna traccia o indizio che potesse in qualche modo portare a lui, ma nell’uccidere Katrine, molto probabilmente, gli sarà caduto il suo fazzoletto da taschino che poi è stato trovato arrivando immediatamente a lui’. La maggior parte dei professori lanciò occhiatacce a Frank, altri lo guardavano con disgusto mentre Allison, alla scoperta di questo fatto, iniziò a tremare leggermente; dopo la morte dei suoi genitori il signor Frank era stato come un secondo padre per lei, l’aiutava in tutto ed era sempre disponibile … compiuti i diciotto anni, visto che non era mai stata adottata da nessuno, le aveva offerto un lavoro, quello di fare ripetizioni ai ragazzi, insegnare le buone maniere e prendersi sempre cura di loro in quell’orfanotrofio dove era cresciuta… e adesso sapere che quell’uomo che tanto stimava si rivelava un mostro le spezzò il cuore in mille pezzi.

‘L’unica cosa che non capisco è: perché ha fatto questo a quei ragazzi Frank?’ domandò. L’uomo sospirò con un sorriso maligno in volto ‘Io e Carlos, il padre di quei due marmocchi, eravamo amici da tutta la vita, abbiamo fatto tutto insieme, tutto. Andava alla perfezione ogni cosa, soprattutto quando trovammo lavoro insieme come segretari di un famoso uomo d’affari, però col tempo iniziai a notare che il nostro capo preferiva lui, era ovvio che lo preferisse. Iniziò ad aumentargli la paga e a farlo partecipare alle riunioni più importanti, poi si creò una famiglia tutta sua, una bella moglie e un figlio adorabile.

Ma l’invidia mi mangiava dentro ogni volta che lo vedevo e ci crearono ovviamente molte liti, un sacco e ogni volta che accadevano erano sempre più pesanti, perdemmo completamente i rapporti ma lui continuava ad essere più benvoluto di me al lavoro, gli venne offerta una promozione e ovviamente accettò, volevo vendicarmi di lui ma dopo’ ridacchiò ‘dopo è morto, in uno stupido incidente d’auto o almeno così pensavo, così pensavano tutti.

Gli anni passarono e piano piano iniziai a dimenticare quella storia, ma la pace venne interrotta quando grazie ad una mia vecchia conoscenza venni a scoprire che lui non era morto, ma era scappato e che suo figlio James si trovava nel mio orfanotrofio così come la sua seconda figlia, avuta da un’altra donna. Ovviamente, quelle sensazioni che provavo iniziarono a riaffiorare e la vendetta era praticamente inevitabile, così li uccisi per far provare il dolore che lui aveva procurato a me’ concluse il suo macabro discorso, poi girò il capo verso la segretaria e iniziò a ridere ‘Ah e imprigionate anche lei’ indicò con un dito la donna in questione ‘Lei mi ha aiutato, mi ha coperto’. La signora imprecò sotto voce per poi essere portata di fianco a Frank. ‘Mi dispiace Maria ma se vado dentro io vai dentro anche tu’. Immediatamente furono arrestati e portati fuori da quella stanza completamente in ordine.

‘Come ha potuto?’ strillò una professoressa ‘Come ha potuto fare questo a dei poveri ragazzini che non hanno mai fatto nulla di male, erano innocenti non era colpa loro’ continuò ad urlare nell’abbraccio di una sua collega che la stringeva forte a sé.

Iniziarono a piangere tutti quanti silenziosamente, abbracciandosi e dandosi conforto e nonostante il dolore che provavano tutti erano felici di aver smascherato quella feccia che si aggirava nei corridoi dell’orfanotrofio, erano felici di aver, finalmente, scovato l’assassino.

Una settimana dopo, 16.23 p.m.

La pace regnava nei cuori di tutti, erano più felici e sereni, più contenti anche se la perdita dei loro compagni si faceva sentire.

Era tornato tutto alla normalità, i ragazzi andavano a scuola e gli insegnati facevano il loro lavoro allegramente.

Allison si trovava su una panchina nel giardino dell’ala sud a leggere “Orgoglio e Pregiudizio”, aveva letto quel libro un miliardo di volte ma non la stancava mai, il vento le scompigliava i capelli e le arrossava la punta del naso. ‘Che fai?’ una voce roca la richiamò. ‘Leggo’. ‘Che cosa?’ domandò Dylan sedendosi accanto a lei,;gli mostro la copertina del libro e lui annuì ‘Bello quello’ .‘L’hai letto?’. ‘Certo, tutti dovrebbero leggere questa storia’ rispose tranquillamente. ‘Non ti facevo tipo da libri, soprattutto di questi generi’ mormorò portandosi una ciocca di capelli dietro alle orecchie. ‘Non sai tante cose di me, potrei sorprenderti sai?’ la guardò sorridendo. ‘Ah sì? Sentiamo allora’ rispose ridacchiando e incrociando le gambe sul freddo marmo, girandosi verso di lui. ‘Allora… non mi piace il calcio ’ . ‘Wow strano, ti ci vedevo il sabato sera sul divano di casa tua a tifare per la tua squadra ed esultare come un pazzo’ anche Dylan girò il busto verso di lei osservando il suo sorriso che tanto amava ‘So suonare la batteria e sono molto bravo ’. ‘Nah ne dubito ’. ‘Taci va, tu cosa sai fare? Sono molto curioso’ ribatté con voce scherzosa. ‘So ballare e, al contrario tuo, io sono veramente brava’. questa volta Dylan non controbatté ma rimase in silenzio ad osservarla.

‘Perché mi fissi?’ chiese lei ‘ho qualcosa in faccia o..’ .‘No sei solo bella, ma questo te l’ho già detto ’. A quelle parole la giovane arrossì ‘Sai cosa vorrei dannatamente fare Allison? Cosa vorrei fare da un sacco di tempo?’ domandò; la ragazza scosse la testa timidamente e in uno scatto veloce le afferrò il viso tra le grandi mani e la baciò con passione.

Le loro labbra si muovevano delicatamente, erano dolci e piene di amore, erano tranquille; Allison si avvicinò a Dylan gettando le braccia attorno al suo collo mentre una mano di lui si trovava tra la guancia e il collo di lei mentre con l’altra le stringeva il fianco delicatamente.

Con tutta la calma del mondo si staccarono e appoggiarono la fronte contro quella dell’altra e, contemporaneamente, sorrisero.

Dylan lasciò un ultimo e delicato bacio a stampo sulle labbra rosee e gonfie di lei per poi baciarle la fronte ‘ Allison..’ sussurrò. ‘Dimmi’ .‘Vieni con me a New York, non posso lasciarti qui adesso che..’ lasciò la frase incompleta. ‘ Che…’ cercò di aiutarlo lei. ‘Adesso che mi sono innamorato di te, non posso lasciarti andare piccoletta’. Sulle labbra della giovane spuntò un sorriso a trentadue denti. ‘Ti sei innamorato di me?’ chiese e Dylan annuì non vergognandosi più di quello che provava. ‘E tu? Tu cosa provi per me?’ .‘ Ti amo anche io, più di ogni altra cosa’. entrambi sorrisero e dopo attimi di silenzio la giovane continuò ‘Sì che ci vengo con te a New York’ rispose alla domanda che precedentemente le aveva proposto.

Restarono in quella posizione per minuti, entrambi sorridenti ed entrambi consapevoli che il loro amore sarebbe durato per sempre.

Alessandra, Angelica e Laura

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *