Nanetti A., Viola dei 100 castelli

Viola viveva nella casa del Buon Amore perché sua madre non la poteva accudire. Lei era ammalata e in punizione come le accadeva spesso. Quando era piccola aveva avuto in regalo dalla madre un album da disegno per non farla annoiare quando la portava a lavoro. Da lì iniziò a disegnare i suoi castelli. Inizialmente erano palazzi che però erano tutti uguali. Cominciò così a farli diventare qualcos’altro… castelli appunto, colorati e fantasiosi.

LA CARICA DEI 100 PODCAST- 1° EPISODIO

Un giorno Viola incontrò un signore che si chiamava Nano. Egli viveva in una cantina, dentro una casa disabitata. Viola pensò che fosse un fantasma, ma poi scoprì che era un pittore e gli chiese di disegnare il suo cane Diamante.

Nano era come lei, solo… nella sua vita era stato considerato “diverso” proprio come stava accadendo a Viola.

Chi è Viola…

Viola era una bambina molto sensibile. Soffriva perché i suoi compagni la prendevano sempre in giro per via di una malformazione del labbro. Lei si arrabbiava e picchiava tutti. Per questo si sentiva  diversa e il suo sogno più grande era avere una famiglia. Quando era in castigo disegnava castelli, tutti diversi con i quali esprimeva le sue emozioni e lasciava andare la fantasia. Viola aveva trovato un po’ di affetto nel suo cane Diamante, che però morì investito da una macchina. Lei lo teneva vivo nel cuore, tanto che chiese proprio al signor Nano di fargli un ritratto.

Impressioni

Questa storia ci è piaciuta, ma alcune parti ci hanno dato tristezza e rabbia. Viola veniva presa in giro dai suoi amici e questo ci ha fatto arrabbiare perché a noi sembrava una cosa ingiusta. Ognuno di noi è ciò che è e va rispettato. Inoltre Viola non aveva una famiglia e per questo ci siamo rattristati. Dentro a una persona ci può essere un mondo di emozioni che non si vedono ma che spiegano i suoi comportamenti. Alcune emozioni non vorremmo mostrarle e per questo indossiamo delle maschere che però non ci aiutano ad esprimerci e rendono difficile riconoscerci.

La pagina più bella: pag. 61

Per tutto il viaggio di ritorno sul pulmino scolastico Viola fu straordinariamente silenziosa. Non fece nemmeno cso a Oscar, che aveva buttato a terra il suo zaino per sedersi vicino a Noemi e ci aveva anche appoggiato i piedi sopra; nè a Erik che le faceva le boccacce. Viola aveva altro a cui pensare ed era un pensiero che non le dava pace. Come avrebbe fatto a mantenere la promessa e ad andare quel pomeriggio dal vecchio signore? Perché si era ricordata all’improvviso che quello era il giorno della psicologa, e dunque niente giochi in giardino e tutti in sala a disegnare e a rispondere alle sue stupide domande. Con gli educatori a fare da cani da guardia e suor Giustina appiccicata a lei come una sanguisuga.

Abbiamo scelto questa pagina perché qui Viola prova un’emozione diversa dalla rabbia e dalla tristezza.

Era preoccupata di non mantenere la promessa fatta, e di non poter andare dal signor Nano. Viola in quel momento teneva nascoste la sue emozioni senza riuscire ad esprimersi e a togliersi la maschera da bambina aggressiva e indifferente.

 

Una risposta a “Nanetti A., Viola dei 100 castelli”

  1. Anche se sono grandicella, anzi, proprio perché sono grandicella (34 anni) ho bisogno di immergermi in libri pensati per bambini e ritrovare il gusto delle emozioni semplici e pure…
    Ho letto questo libro due volte, sempre commovendomi, e riuscendo alla fine ad apprezzare ancora di più la vita di ogni giorno, la famiglia, i propri hobby che salvano dalle “intemperie”.
    Grazie e complimenti per il vostro blog!
    F.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *