Boyne J., Il bambino con il pigiama a righe

 

 

La carica dei 100 podcast – Il bambino con il pigiama a righe.

Autori dei testi: i bambini della classe VB

Musiche: Minuetto di Bach, al pianoforte Raffaella.

 

Questo romanzo si svolge durante la seconda guerra mondiale quando è avvenuta una tremenda persecuzione degli Ebrei da parte dei Nazisti.

Ancora oggi si parla della diversità riflettendo su quanto è successo tempo fa a persone che, di una religione diversa,  morirono perché i Tedeschi pensavano di essere superiori a loro.

A Berlino viveva un bambino di nome Bruno, di nove anni, figlio di un ufficiale nazista. Trasferendosi ad Auschwitz (Auscit, pronuncia di Bruno) per il lavoro del padre, Bruno incontra Shmuel, un bambino ebreo della sua età che stava dall’altra parte del filo spinato. Incontrandosi ogni giorno alla stessa ora, fra i due bambini nasce una profonda amicizia. Bruno e Shmuel sono divisi da una rete. Bruno pensa che dalla parte di Shmuel sia tutto più divertente e che di lì ci siano momenti per raccontarsi le storie prima di dormire, che si formino squadre di bambini per giocare a palla. Ma con il tempo capisce che non è così. Incontrando Shmuel cerca di spiegarsi cosa succede attorno a lui. Bruno capisce pian piano la situazione… capisce che è diverso da Shmuel ma non sa spiegarsi il motivo.

Bruno vive con la sua famiglia: la sorella, con cui spesso bisticcia, la madre e il padre. A Berlino avevano una casa con 3 o più piani e avevano amici. Ma il padre, un importante soldato, aveva dovuto trasferire la famiglia in quell’orribile posto.

Shmuel, prima di finire nei campi di concentramento, abitava in Polonia, suo padre era un orologiaio e viveva molto bene, quando un giorno dei soldati lo vennero a prendere e lo portarono in stanze in cui ci abitavano lui e la sua famiglia e altre famiglie, lì ci visse per un anno.

Per Bruno trovare un amico è stata una cosa molto importante perché finalmente poteva giocare con qualcuno. Bruno e Shmuel continuavano ad incontrarsi e parlare. A volte Bruno portava da mangiare a Shmuel e si accorgeva che il suo amico non mangiava da giorni! Per noi questa scena è stata significativa perché abbiamo capito che nei campi di concentramento la gente veniva maltrattata.

Bruno aveva una mamma che allo stesso tempo era orgogliosa che il marito avesse un lavoro importante, ma non era d’accordo di trattare la gente così! Infatti, non raccontava a Bruno di tutto ciò che succedeva al di là del filo spinato perché non sapeva come spiegare una cosa così terribile a un bambino. Osservando la diversità fisica del suo amico (era molto più magro e pallido di lui, indossava un “pigiama a righe” diverso dai suoi vestiti ed era molto triste) a Bruno sorgono così molti dubbi e tante domande.

Se ci mettessimo nei panni di Bruno, capiremmo che appena arrivato ad Auschwitz si sentiva disorientato, solo e malinconico perché tutti i suoi amici erano rimasti a Berlino. Il suo ultimo giorno decise che sarebbe andato dall’altra parte del filo spinato per cercare il padre di Shmuel che non si trovava più. Bruno si immaginava che dove viveva Shmuel non fosse così terribile, si immaginava che il campo fosse una Berlino un po’ più piccola ma invece non era così…… Bruno, in quel momento, capì che la gente al di là del reticolato era diversa da lui, infatti, nei campi di concentramento la gente veniva maltrattata e a volte anche uccisa.

 

LE NOSTRE RIFLESSIONI AD ALTA VOCE…

I tedeschi facevano tutto questo perché si credevano superiori. Siamo tutti uomini che dovrebbero avere diritti uguali. Questa cosa è successa e non dovrebbe capitare mai più, infatti per ricordarla il 27 gennaio c’è la Giornata della Memoria.

Questo libro è molto significativo, perché fa capire che i due bambini si vogliono veramente tanto bene e che non sarà una semplice rete di filo spinato a dividerli.

Questa storia è anche triste perché non ci piace vedere le persone soffrire e ci ha fatto arrabbiare perché ci sembra ingiusto che le persone vengano trattate così.

La libertà è una cosa importante e soprattutto a quel tempo non ce n’era molta, infatti, le persone dovevano stare chiuse in casa perché c’era la guerra e le persone ebree erano nei campi di concentramento. Adesso invece di libertà ce n’è tanta perché abbiamo tanti diritti soprattutto quello di votare! Eppure, anche oggi, in questo periodo storico, sentiamo la mancanza di libertà, la libertà di uscire e di incontrare gli amici a causa del Covid!

L’uguaglianza deve esistere ma allo stesso tempo anche la diversità. Uguali siamo per diritti e per libertà, diversi siamo per caratteri e caratteristiche. In quel periodo l’uguaglianza esisteva soltanto per chi la sapeva vedere.

Questo è un racconto triste ma significativo: siamo diversi ma uguali, diversi ma essere umani, ognuno con i propri difetti che ci rendono speciali!  Uguali perché abbiamo tutti gli stessi diritti!

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